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Cronologia 1962 - 1977
Parigi-Albissola 1962-1977 Consolidamento e internazionalizzazione della sua arte Il 1962 è un anno dedicato ai viaggi e alle mostre. Lam realizza anche diverse incisioni: per la nuova edizione di Le Miroir du Merveilleux di Mabille, illustrato anche da Hérold, Matta ed Ernst; per Images, un portfolio realizzato dallo stampatore d’arte milanese Giorgio Upiglio; per l’ultimo libro di Carpentier, El Reino de este mundo. Nonostante i cambiamenti che attraversano la Francia - con la proclamazione della fine della guerra d’Algeria il 18 marzo e la successiva dichiarazione di indipendenza nel mese di luglio -, la famiglia Lam rimane a vivere a Zurigo, dove Lou il 6 giugno dà alla luce un secondo figlio, Timour. Durante l’estate tornano ad Albissola, luogo che per Lam diventa sempre più caro. Gli amici si ritrovano ogni sera a ristorante: al Cantinone, da Mario o al Montparnasse. Wifredo esplora la zona alla ricerca di una casa in vendita. Ne individua una nel quartiere Bruciati, che richiede un po’ di lavori di ristrutturazione per dotarla di uno studio e per terrazzare il giardino allo scopo di piantarvi alberi e totem. Questa sarà la sua residenza principale per i vent’anni seguenti. I figli e la nuova proprietà non lo allontanano tuttavia dalle questioni del mondo: in particolare, la crisi dei missili a Cuba che, nel mese di ottobre, tiene il mondo con il fiato sospeso. A seguito di delicate trattative, Mosca decide di interrompere l’operazione in cambio della promessa da parte degli Stati Uniti di non invadere l’isola. Lam è anche molto toccato dalla condanna all’ergastolo inflitta a Mandela, il leader dell’ANC (African National Congress), per aver appoggiato la lotta armata contro il regime di apartheid in vigore in Sudafrica dal 1948: una condanna che il pittore trova profondamente ingiusta. Nel 1963 Lam riceve un’accoglienza trionfale a Cuba. Il suo amico Carlos Franqui, militante della prima ora, che aveva diretto la radio dei ribelli e il periodico clandestino della guerriglia, viene nominato ministro della Cultura. Franqui invita Lam alla commemorazione del 1° maggio in Plaza de la Revolución. Dopo cinque anni di assenza, Wifredo si ricongiunge con la sua famiglia e ritrova gli amici: Edmundo Desnoes, redattore capo di «Revolucíon» e del supplemento «Lunes de Revolución», che gli dedicherà il saggio Lam, azul y negro; l’architetto Ricardo Porro, che scriverà il testo per la mostra alla Biblioteca Nacional “José Martí”; Nicolas Guillén, Lilian e Alejo Carpentier, Odilio Urfé, ma anche Alain Jouffroy, di passaggio sull’isola. Ben presto Lam viene a sapere che le opere che aveva lasciato in patria sono state nazionalizzate e integrate nella collezione del Museo de Bellas Artes, e che la sua biblioteca è scomparsa. Il 1° maggio viene ricevuto come un eroe e viene proclamato “pittore nazionale”. In estate Lam torna ad Albissola per partecipare al festival annuale della ceramica. Sono presenti Jorn e Fontana, ma anche gli scultori Agenore Fabbri e Aligi Sassu, l’artista polacca Maria Papa Rostkowska e il suo compagno, il critico d’arte Gualtieri di San Lazzaro, che l’anno precedente a Parigi aveva fondato la galleria XXe Siècle e l’omonima rivista e aveva pubblicato una litografia a colori di Lam, Affinités ambiguës. Wifredo si mette al lavoro per la realizzazione di un mosaico sul lungomare di Albissola, commissionato a una trentina di artisti locali, per lo più italiani. Nel frattempo, le sue opere di incisione vengono esposte alla galleria Pescetto ad Albissola, che apre i battenti quell’anno. In autunno, la famiglia Lam si trasferisce a Parigi, in rue de la Convention, nel XV arrondissement, affinché i bambini ricevano lì la loro educazione. Lam, per stare con loro, fa avanti e indietro tra Albissola e Parigi una volta al mese. Nel gennaio del 1964, Lam si trova a New York per ricevere il Premio Guggenheim; le opere vincitrici entrano a far parte di una mostra itinerante. Poco dopo, in Italia, gli viene conferito il Premio Marzotto. A Parigi, Lou e Wifredo frequentano nuove amicizie: Joyce e Samir Mansour, che gli aprono la loro magnifica collezione di arte egiziana; il pittore cileno Enrique Zañartu, più volte esposto alla Galerie du Dragon; l’artista islandese Erró, residente a Parigi dal 1958. Mentre sullo sfondo internazionale si avvicendano l’inizio della guerra del Vietnam e l’assegnazione del Nobel per la Pace a Martin Luther King, Wifredo viene scosso, a inizio maggio, dalla notizia della morte di Pierre Loeb, il primo ad avere esposto le sue opere a Parigi venticinque anni prima. Dopo l’estate trascorsa ad Albissola in compagnia di Gherasim Luca, Wifredo e Lou ritrovano Zette e Michel Leiris a Venezia. Alla Fenice assistono alla prima di La Tragédie du roi Christophe, un’opera tetarale di Aimé Césaire ispirata alla storia vera di Henri Christophe e della battaglia di Haiti, la prima colonia a ottenere l’indipendenza e a proclamare la repubblica, alla fine del XVIII secolo. È un tema rilevante in un’epoca attraversata da un importante processo di decolonizzazione, e Lam è molto sensibile al discorso contro i totalitarismi post-rivoluzionari del XX secolo. Il 18 dicembre Lam partecipa a una sorta di happening in place de la Contrescarpe insieme ad Alechinsky, Matta, Adami, Arroyo, J.J. Lebel, Rotella e altri: 13 quadri vengono bruciati dal mercante d’arte italiano Ivanhoe Trivulzio dopo essere stati precedentemente fotolitografati. È un gesto dimostrativo in favore di un’arte accessibile a tutti. Nei primi mesi del 1965, Wifredo illustra la tormentata poesia di Gherasim Luca, Apostroph’Apocalypse. Partecipa su invito di Leiris alla mostra che espone i capolavori del Musée de l’Homme; poco dopo, il 12 maggio, assiste con Lou a La Tragédie du roi Christophe, all’Odéon. A questa prima parigina sono presenti: Zette e Michel Leiris, Lilian e Alejo Carpentier, Picasso, Giacometti e Alioune Diop. Dopo un’estate trascorsa in famiglia prima a Stoccolma e poi a Falun, Lam e Lou vanno a Saché su invito di Alexander Calder, dove incontrano il suo principale collezionista americano, Leonard Horwich. Lo scultore americano, che una decina di anni prima ha scoperto la zona a sud di Tours, si è appena fatto costruire un grande studio luminoso nel bel mezzo della natura. Wifredo realizza delle incisioni per la rivista «Phases» e per l’opera Paroles Peintes II; produce inoltre delle acqueforti per Feuilles éparses di René Crevel, una raccolta di memorie scritte dall’autore tra il 1923 e il 1934, illustrata da artisti surrealisti. In dicembre partecipa alla 11ª Mostra Internazionale del Surrealismo, L’Écart absolu. Poi, il giorno di Santo Stefano del 1965, la coppia è gia in volo verso Cuba; ancora una volta su invito di Carlos Franqui. Nell’isola sono in programma una mostra personale, un incarico da parte del governo e la visita del paese. Per ringraziare il pittore, Cuba emette un francobollo che riproduce uno dei suoi dipinti, Composition, che appartiene alla collezione del Museo de Bellas Artes dell’Avana. Lam esegue un dipinto in omaggio alla rivoluzione cubana per il palazzo presidenziale: El Tercer Mundo (Il Terzo Mondo). È anche il soggetto di un film di Manuel Lamar, rimasto a lungo inedito. In questa occasione Lam incontra Fidel Castro. Nel tempo libero, va a fare visita alla sorella Augustina. Al ritorno, Lam e Lou si imbarcano con la compagnia sovietica Aeroflot, che aveva inaugurato una linea diretta tra Mosca e l’Avana via Murmansk, e ne approfittano per visitare la capitale sovietica. Seguono altri viaggi sulla scia delle numerose mostre personali. Vengono pubblicate varie raccolte di poesie illustrate, frutto della collaborazione tra Lam e i suoi amici poeti: L’Antichambre de la nature di Alain Jouffroy; la Lessive du loup del giovane poeta Dominique Fourcade, che dedica il libro a René Char; Le Théâtre et les dieux di Antonin Artaud. Dopo qualche giorno trascorso a Mougins al mas di Notre-Dame-de-Vie per far visita a Picasso, raggiungono Albissola. Ma lo spirito di creazione e di festa svanisce rapidamente col sopraggiungere della notizia della morte di André Breton, il 28 settembre. Lam e Lou ripartono per Parigi con Leiris e Duchamp per assistere al funerale. Lam si consola presso Carpentier, diventato addetto culturale dell’ambasciata cubana a Parigi, che ospita a cena lo scrittore inglese Graham Greene, autore di un romanzo di spionaggio pieno di trovate divertenti ambientato a Cuba alla vigilia della rivoluzione. L’ultimo libro appena dato alle stampe, The Comedians, è invece ambientato a Haiti ed è un racconto implacabile e umoristico contro il regime del dittatore Duvalier, Papa Doc, e gli scagnozzi della sua milizia privata, i Tonton Macoutes. Wifredo riceve spesso i suoi amici a casa e ama cucinare per loro ottimi piatti cubani piccanti con i fagioli neri. Il 19 novembre si apre un’importante retrospettiva su Picasso al Grand e al Petit Palais (più di 1000 opere). Un evento che Lam non avrebbe perso per niente al mondo. Il 1967 si apre con importanti retrospettive - Amsterdam, Bruxelles e Stoccolma - alle quali Lam presenzia. Al suo ritorno, è al fianco dell’amico Leiris quando questi pubblica il libro Afrique Noire, la création artistique, nella collezione “L’Univers des formes” di Gallimard (un libro dedicato al «poeta Aimé Césaire, portavoce del mondo nero») e quando progetta e organizza la mostra Arts primitifs, dans les ateliers d’artistes al Musée de l’Homme. Lam prende parte al 23° Salon de Mai a Parigi e disegna anche la locandina della manifestazione. Poco dopo gli viene chiesto di organizzare l’edizione cubana del Salon de Mai. Fidel Castro è in cerca di legittimazione internazionale attraverso l’appoggio degli intellettuali di sinistra di tutto il mondo. Sarà la prima volta che una mostra di arte contemporanea si svolge in un paese socialista. Lam lavora al progetto per mesi assieme a Carlos Franqui, Jacqueline Selz e Yvon Taillandier. Un centinaio di artisti selezionati da Wifredo e Lou sono invitati dal governo cubano. A fine giugno la famiglia Lam vola a Cuba. Il Salon de Mai si terrà dal 30 luglio al 7 settembre all’Avana e in settembre-ottobre a Santiago. Lam accoglie all’aeroporto i nuovi arrivati: Zette e Michel Leiris, Camacho, Cárdenas, José Pierre, Zimbacca, Jean Schuster, Appel, César, Corneille, Erró, Elde, Hundertwasser, Pignon, Poliakoff, Vasarely, Monory, Rebeyrolle, Adami, Alechinsky, Arman, Penrose, Jouffroy, Luca, Nadeau, José Pierre e altri. Il murale Cuba colectiva viene realizzato tra il 19 e il 20 luglio. È l’occasione per una grande festa popolare, una sorta di happening di arte contemporanea che unisce tutte le arti: surrealismo, nuova figurazione, lettrismo, situazionismo, CoBrA, nuovo realismo, pop art, op-art, action painting &c.: la prova che Cuba non bandisce l’arte astratta. È un’opera a spirale, totale, con al centro un disegno totemico di Lam. Leiris, che vi partecipa, firma: «Amicizia con Cuba, la rosa dei tropici e della rivoluzione». Scriverà anche: «Lam e Franqui hanno, senza dubbio, entrambi mantenuto un lato guerrigliero che è tipico dello stile di questo paese comunista, ma fortemente influenzato dalle tradizioni romantiche e libertarie proprie dell’anarchismo». Prima di lasciare Cuba, Lam e Leiris vengono incaricati da Carlos Franqui di formare la delegazione francese al Congresso degli Intellettuali in programma all’Avana per l’inizio del 1968. L’appello è probabilmente scritto da loro. Al suo ritorno in Francia, Lam firmerà anche il pamphlet surrealista Per Cuba del 14 novembre 1967 (pubblicato ne «L’Archibras», n. 3, del marzo 1968). Nel frattempo, il mondo ha appreso la notizia dell’assassinio in Bolivia del Che, una delle cui citazioni aveva profondamente segnato Lam: «Lo scheletro della nostra piena libertà è ormai formato. Mancano le carni e gli abiti: noi li creeremo». Pur non riuscendo a presenziare all’evento, Lam partecipa in tre dei 90 padiglioni della Exposition Internationale de Montréal, che ha per tema “Terre des hommes”, una rappresentazione simbolica del suo lavoro. Lam torna a Cuba alla fine di dicembre in compagnia di Leiris, Césaire, Jorn, Naville, Max-Pol Fouchet, Georges Limbour, Joyce Mansour, Matta, Jouffroy, René Louis des Forêts, Dionys Mascolo, Duras, Alechinsky, Édouard Pignon, Jean Schuster, Maurice Nadeau e altri. Alloggiano tutti all’hotel Habana Libre e, in attesa dell’inizio del congresso, assistono a spettacoli, incontri, cerimonie, escursioni. Il 4 gennaio 1968 si apre il Congreso Cultural de la Habana, dove si riuniscono quasi 400 intellettuali provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo è quello di discutere dei problemi della cultura nei paesi sottosviluppati (Asia, Africa e America Latina). La libertà di espressione è uno dei temi centrali. Il lavoro è suddiviso in cinque commissioni che si riuniscono giornalmente; in serata seguono concerti e danze. Tutti i partecipanti sottoscrivono L’Appello dell’Avana contro l’imperialismo degli Stati Uniti. Al termine del congresso, Lam accompagna gli amici a visitare il suo villaggio natale, Sagua la Grande: Michel Leiris, lo scrittore Max-Pol Fouchet - che è all’origine del film L’Art à Cuba diretto da Gérard Pignol - e Claude-Couffon - professore di letteratura spagnola e latinoamericana nonché traduttore di Lorca, Hernández e Asturias e biografo di Nicolás Guillén. Dopo l’esperienza cubana, Lam è il soggetto di un film di Peter Malchus girato a Parigi per la televisione tedesca: Der Maler Lam. Partecipa a numerose mostre; quella al Musée d’Art Moderne di Parigi, Totems et tabous, con Matta e Penalba, viene chiusa in anticipo a causa degli eventi del maggio parigino. Le locandine del Salon de Mai di quell’anno riproducono l’opera collettiva realizzata a Cuba. Rientra finalmente ad Albissola, dove può rimettersi al lavoro. Non trascura comunque di ricevere e incontrare varie personalità del mondo dell’arte: il ceramista Tullio Mazzotti, il poeta Salvatore Quasimodo - premio Nobel per la Letteratura nel 1959 -, Lucio Fontana e Mario De Micheli - scrittore e critico d'arte. Nel 1969 Wifredo accetta di illustrare le poesie di Césaire, ma il volume impiegherà più di dieci anni per venire alla luce. Prima della nascita del terzo figlio, Jonas, nato il 2 maggio, tutta la famiglia si trasferisce in boulevard de Beauséjour (non lontano dal XV arrondissement). Wifredo viaggia molto per partecipare alle varie mostre che ospitano i suoi lavori in giro per il mondo, cosa che permette a questo instancabile globe-trotter di fare incontri straordinari, assistere a concerti, appassionarsi al cinema. Il resto del tempo lo trascorre ad Albissola, in lunghi periodi solitari e lontani dalla famiglia. Il 1970 è un anno molto produttivo. Wifredo realizza più di un centinaio di dipinti, tra cui il grande quadro (2,13 x 2,44 m) Les Abalochas dansent pour Dhambala, dieu de l’unité. Illustra anche diverse opere: la rivista «Opus International» n. 19-20; Dialogues de mes lampes del poeta haitiano Magloire-Saint-Aude; El Circulo de piedra di Carlos Franqui, un volume di 15 poesie corredate anche da illustrazioni di Erró, Jorn, Kowalski, Miró, Pignon, Rebeyrolle, Tapiès, Vedova, Cárdenas, Calder, Camacho, Adami, Corneille, César. Tra le numerose mostre che si susseguono nel corso dell’anno, Lam partecipa all’VIII Biennale de Menton (1 luglio-15 settembre), per la quale disegna la locandina dedicata agli artisti latinoamericani. Nel mese di ottobre si apre a Milano la mostra La Porcellana di Wifredo Lam, dove viene presentato un servizio di piatti commissionato e prodotto da Pietro Ruggero di Didone Ceramiche. Una delle prime importanti monografie, scritta dal suo amico Michel Leiris, viene pubblicata in italiano a Milano. La famigla Lam organizza un viaggio per visitare l’Egitto. Nel 1971, quando si profila il progetto per la commemorazione del 30° anniversario dell’Emergency Rescue Committee, Wifredo risponde immediatamente all’appello. È infatti pieno di riconoscenza per Varian Fry, l’uomo a capo dell’organizzazione che gli ha permesso di lasciare la Francia occupata. Altri ricordi di quell’epoca lontana riemergono quando apprende la notizia della morte, il 6 aprile, del compositore Igor Stravinskij, incontrato a Cuba durante la guerra. Lam realizza diverse sculture ad Albissola. È un modo per ristabilire un contatto con il suo primo impulso artistico, affiorato nell’Avana del 1918. Diverse opere sono dedicate a Lam nel 1971, tra cui un film di Daniel Lecomte: Wifredo Lam: la recherche du point suprême. Dopo una mostra di sue sculture a Parigi nel 1972, Lam partecipa con Leiris all’inaugurazione del Musée National des Arts et Traditions populaires, il “Louvre del popolo” creato dal loro amico Georges-Henri Rivière. Aperta dal 11 giugno, la 36ª Biennale di Venezia dedica un’intera sala alla pittura di Lam, che è molto ben accolto dalla stampa. Il giornalista Gianni Cavazzini lo colloca, con Alechinsky, tra i migliori artisti dell’anno. Wifredo illustra diverse opere di amici: alcune sue incisioni impreziosiscono il poema di André Pieyre de Mandiargues, Croiseur Noir; suoi disegni accompagnano il testo di Leiris Pour Wifredo, pubblicato sul giornale «Éphémère». Una poesia di Lam, Lumière, viene riprodotta in un libro a lui dedicato da Alain Jouffroy, Lam, la conquête de l’unité perdue. Quando viene dichiarata la fine della guerra del Vietnam, nel gennaio del 1973, Lam realizza sei litografie per accompagnare le poesie di Dominique Agori, Le Regard vertical; quindi disegna il frontespizio di El Incendio di José Herrera Petere. Per la raccolta L’Émerveillé merveilleux illustra una poesia di René Char. Partecipa ad altre raccolte collettive in omaggio a Miró e, in particolare, a Picasso, appena scomparso. Molto rattristato da questa notizia e sempre grato al pittore per averlo accolto con tanta benevolenza nel 1938, gli dedica un pezzo, Mon amitié avec Picasso (La mia amicizia con Picasso), sul quotidiano «L’Humanité». Un’altra perdita turba profondamente Wifredo: quella dell’amico Jorn, morto in Danimarca, all’ospedale di Aarhus, il 1° maggio. Lungo il viaggio di ritorno ad Albissola, fa sosta al Palais des Papes ad Avignone per assistere alla mostra di Picasso. Una volta rientrato nel suo studio, Lam dipinge oltre 250 quadri. È un lavoro frenetico, interrotto solo dalla realizzazione di un documentario sulla sua vita e il suo lavoro, Wifredo Lam: Ett konstnärsporträtt, girato da Barbro et Günes Karabuda per la radiotelevisione svedese. Non aveva mai prodotto così tanto. Altre notizie dal mondo arrivano a scuoterlo. Il colpo di stato di Pinochet dell’11 settembre, che rovescia il presidente Salvador Allende, in carica dal 1970, suscita la costernazione generale. Segue di lì a poco, il 23 settembre, la morte di Neruda in una clinica di Santiago, dopo che la sua casa era stata saccheggiata e i suoi libri dati alle fiamme. L’artista partecipa al progetto per aiutare le vittime del golpe cileno con una serigrafia inserita nell’album Chili 11 septembre–11 latino-américains, pubblicato dal Comitato Francia-America Latina. Lam assiste alla proiezione del documentario di Chris Marker, On vous parle du Chili, in cui Salvador Allende viene intervistato da Régis Debray. Dallo stesso regista viene girato, in casa di Lam, il fim L’Ambassade. Per mettersi alla spalle quei tristi eventi e cercare un po’ di svago, la famiglia trascorre le vacanze di Natale in India. Nel 1974 Lam è ancora una volta il soggetto di un film, con la regia di Mario Carbone: Lam o l’animado grafismo, che si svolge tra la sua casa di Albissola e lo studio milanese di Giorgio Upiglio. Realizza una serie di litografie, che vengono stampate in Italia nella raccolta Le Feu vert. A Parigi esegue altre litografie per Pleni Luna di José Pierre e Ragnar von Holten. Lam dipinge molto, più di un centinaio di quadri, ed espone altrettanto. Trascorre i periodi delle vacanze scolastiche con la famiglia: organizza un viaggio a Capo Nord in estate e un viaggio in India per Natale, dove invita anche gli amici. Qui non si stacca dalla sua cinepresa. Due siti lo seducono: Benares (Varanasi) e Mahabalipuram, nell’India del Sud, sulla costa a nord di Pondicherry, dove troneggiano le vestigia dei santuari dedicati a Shiva e Vishnu, risalenti al VII secolo. Passione per la ceramica (1975) Un libro sui disegni di Lam esce nel 1975; la prefazione è di Philippe Soupault, che descrive le sue opere come «mediazioni sui lampi». Lam si lancia in una nuova avventura che gli sta a cuore: l’album Le nouveau Nouveau monde de Lam, con prefazione di Jouffroy. È un bel libro in bianco e nero per il quale ha scelto le illustrazioni, le fotografie, i testi. Per quest’opera molto personale scrive alcuni frammenti di ricordi sparsi. Dopo una vacanza con la famiglia in Grecia per le vacanze di Pasqua, Lam ritorna ad Albissola. Trascura la sua pittura per l’atelier di ceramiche San Giorgio. Si dedica intensamente al lavoro della ceramica, una tecnica che lo seduce per la «libertà creatrice dell’arte». È anche un ritrovare il più antico gesto della creazione umana, che unisce la terra al fuoco. Realizzerà più di 300 esemplari che verranno presto esposti al Museo della Ceramica di Albissola. Gianna Lombardi, della Televisione della Svizzera Italiana, realizza un documentario girato nelle sale del museo e nello studio dell’artista. Durante l’estate, Wifredo dedica il suo tempo ad accogliere Max-Pol Fouchet per proseguire alcune conversazioni che confluiranno in un’importante monografia. La famiglia Lam parte poi per l’India per la terza volta. La produzione grafica di Lam rimane importante. Nel 1976 vengono pubblicate diverse opere con sue illustrazioni: Contre une maison sèche e De la sainte famille au droit à la paresse di René Char; El Ultimo Viaje del buque fantasma, un racconto dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez. Varie mostre collettive e personali si susseguono. La Galerie Albert Loeb presenta dei suoi quadri, insieme a oggetti africani e dell’Oceania. A Parigi, Lam partecipa agli incontri domenicali di Châtillon dove ritrova l’amico Césaire e frequenta l’ambasciata cubana per unirsi a Carpentier e ai suoi ospiti. È anche un anno importante per le monografie e le pubblicazioni internazionali con gli autori Sebastià Gasch, Pierre Gaudibert, Max-Pol Fouchet e Wieland Schmied. Ma è al contempo un anno malinconico, segnato dalla scomparsa dei suoi amici: Ernst, Man Ray, Calder. Le vacanze di Pasqua del 1977 vedono la famiglia Lam e gli amici in Kenya. Potrebbe essere per Lam la scoperta dell’Africa nera. Ma quella che si trova davanti gli appare un’Africa più «turistica» che «originale». A giugno viene invitato a Cuba, dove il Museo de Bellas Artes presenta le sue litografie più recenti. Qui ritrova Gabriel García Márquez e il suo vecchio amico René Portocarrero. Il regista Humberto Solás inizia a lavorare a un documentario sulla vita di Lam per la televisione cubana. L’inaugurazione del Musée d’Art Moderne, presso il Centre Georges-Pompidou, lo riporta a Parigi. Viene invitato a partecipare a due mostre: 100 œuvres nouvelles 1974-1976 e Paris-New York. In seguito è la Spagna a invitarlo: Alicante, Madrid e Barcellona gli dedicano delle mostre personali. Ora che Franco è morto, finalmente accetta di fermarsi più a lungo nel paese per cui si era battuto. Anne Egger |